Carlotta d’Austria

.ARLOTTA D’AUSTRIA

Ovvero

LA FOLLIA RIEDUCATA

Sigla: 2° Movimento Titano di GUSTAV MAHLER

(Musica: AL JONSON “Il Cantante di Jazz” ).
NARRATORE:
Carlotta D’Austria, vedova di Massimiliano, muore in Belgio nel gennaio 1927. Nel 1927, Al Jonson da’ voce al primo film sonoro della storia, “Il cantante di Jazz”. La fantasia dell’immagine ha finalmente un suono, i fantasmi si fanno più vivi, più reali; le storie che si svolgono sul telo bianco, con la voce diventano più quotidiane, l’irreale prende corpo e il fantastico così rieducato si stacca irrimediabilmente dalla bizzarria e dalla follia.
(musica Respighi che resterà in sottofondo).
Come diventa anacronistica la lanterna magica con le sue ingenue ombre, come sembra stinto e già lontano il treno dei Fratelli Lumiere, la voce dallo schermo chiude il sogno in una parola e allora una storia come quella di Carlotta d’Austria, fatta di poche immagini fisse, il Castello di Miramare, il viso di Massimiliano, la fregata Novara comandata dall’ammiraglio Teghetoff e l’immagine della donna senza volto che invecchia nei riflessi del ruscello del castello di Bouchout vicino a Bruxelles, rimangono fotografie nell’archivio di una follia quieta…
(parte un carillon crudele che resta in sottofondo.).
Da 60 anni Carlotta è rinchiusa nel Patrio castello di Bouchout, senza la terapia del ricordo, senza più guardiani della Storia. Ha 88 anni ma il suo film é muto e ripete con gli stessi fotogrammi la favola della principessa che sposa il biondo principe, fratello dell’Imperatore, con lui costruisce castelli e con lui li abita incompiuti, trapianta alberi esotici e crede che il Messico sia anche il suo Impero.
(VALZER VIENNESE).
L’eterno valzer cucirà dialoghi melensi, le uniformi punteggeranno feste nei parchi, le risate di corte sembreranno cinguettii e Carlotta in primo piano piangerà sommessamente il suo perduto fucilato amore. Luci e suoni. Sons et Lumíeres. Lights and Sounds. (e in Tedesco e in Sloveno)
(musica da grande film Hollivoodiano )
(esterno ‑ giardino – cinguettii fontane etc.)
CARLOTTA GIOVANE
…. che città stupenda, così piccola e bianca. come una perla chiusa nelle valve delle colline carsiche…una grazia intima che affiora dalle strade strette quando all’improvviso si aprono a giardino. La pietra qui non è scostante come le grigie ardesie di Bruxelles … Dio quanto piove in Belgio …non vorrei tornarci più perché il cielo li è così basso che sembra appiattirti e schiacciarti. .e ti toglie il respiro … e poi non ci sono giardini, ma serre come il cielo basse e soffocanti … Massimiliano ha ragione, Trieste è una città esotica, magica eterea; mi racconta sempre di quel giorno che navigando lungo la costa verso Venezia, la barca fu investita dalla improvvisa quanto violenta Bora e fu costretta a riparare nell’insenatura di Sistiana. Dopo aver dormito in casa del pescatore Daneu alzandosi al mattino presto, sotto un cielo e un mare resi chiari dal vento, restò folgorato dalla visione della città e delle sue dolci insenature. Una città europea ma dipinta negli smalti delle cupole di un sogno Massimiliano restò incantato e con l’occhio del sogno costruì un castello chiamandolo già Miramare……………un castello di pietra bianca scontrosa ma amica, con un immenso giardino, terrazze con fontane, casino moresco e una voliera con uccelli tropicali di tutti colori …E questo castello è già in fondo alla baia lo stanno costruendo per la nostra voglia di fiori e di aperto. Qui da Villa Lazarovich, sopra Via Tigor, vedo già il biancore di muri che giorno dopo giorno crescono come strati perlacei …
(parte in sottofondo musica di Haydin)
Porterò queste azalee. Le trapianterò per prime perchè per prime mi hanno accolto a Trieste…pianterò sterlizie, dalie, narcisi e viole, giacinti primule e iris, gladioli, tulipani, rose canine, rose pendule, lillà
(sale la musica)
…Mi manca l’aria di Trieste. Il suo malizioso candore … questi due anni di Milano mi hanno sospinto verso il grigio di Bruxelles. La terra lombarda é piatta come il Belgio…le cattedrali sono gotiche come in Belgio…e come in Belgio piove… Non la pioggia furiosa e scanzonata di Trieste ma uno stillicidio continuo, uniforme che spegne i giorni e i sogni, che copre di grigio i giardini; solo le erbe malvagie e forti si nutrono di quest’ acqua malefica. I fiori marciscono … durano veramente la spazio di un mattino. Per fortuna rivedo negli occhi dei miei servitori dalmati lampi di nostalgie marine e scie di spuma bianca, sentieri di ricordi che portano a Miramare … il mio giardino …
MASSIMILIANO:
Qua a Milano non ci hanno mai accettato. Questa spocchiosa aristocrazia lombarda è sempre combattuta tra il ricordo della Lega col Carroccio e la libidine dell’abbraccio di mio zio acquisito Napoleone Terzo, facendosi però portar per mano dai Savoia. Non voglio più restare a Milano, voglio tornare a Trieste con Carlotta, qui in Lombardia ho abbellito la città meneghina ho ridisegnato giardini allargato piazze ma ho ristretto i rapporti con tutti, questa è la vera provincia! Perchè il fratello dell’imperatore d’Austria deve governare Milano? Perchè non governa solo i petali del cuore di Carlotta? Ho bisogno di veleggiare per l’Adriatico, costeggiare le bianche scogliere dalmate, sentire la fresca risacca che bagna ì miei piedi e lasciare affondare i ricordi…
CARLOTTA:
Non voglio più fermare su questa preziosa carta di fiandra uggiosi pensieri, ricomincerò a scrivere solo quando sarò in riva la mio mare, nascosta tra le mura dei miei fiori, protetta dalla carezza rude e gentile dei vento …
(Sale musica di Haydin
(mare ‑ risacca ‑ frinire di cicale)
… ecco, Massimiliano sta riposando all’ombra di questi pini marittimi, il respiro sereno dopo le burrasche di Milano. La piccola baia è trasparente come acqua di fonte, la barca sembra sospesa.
MASSIMILIANO:
La gomena dell’ancora la fa apparire un aquilone che si dondola pigramente nel cielo azzurro. Quest’ isola è come un bacio di Dio, dovrà diventare un punto di riferimento nella nostra vita, un sussurro ininterrotto nel nostro amore. Ritornati a Trieste! D’ora in poi solcheremo sempre e solo questo Adriatico che è calmo e selvaggio e quest’ isola, Lacroma, nome curioso che ricorda l’arcobaleno, sarà la nostra nave di fronte a Ragusa ricca di Storia e avvolta da fascini misteriosi.
CARLOTTA:
L’incanto bizantino dal profilo romano col cuore slavo ….Si. Ricostruiremo il castello ‑ monastero tra i mirti e gli oleandri… se non basteranno i danari di Massimiliano userò la mia dote, così avremo una flotta di castelli,’ Miramare e Lacroma…Lacroma … oh isola nel sole …
(salendo la musica di Haydin cancella il frinire delle cicale )
(banda che suona: ” GOTT HERHALTE GOTT BESCHuTZE ” )
…. Sissi Sissi, sei tornata finalmente, cinque mesi senza vederti, tu laggiù a Madeira, ti abbiamo aspettato per farti vedere il nostro castello di Miramare, vedi? è quasi ultimato, stiamo completando l’arredo e i fornimenti al primo piano; i giardini, guarda, sembrano tanti piccoli Schonbrun, tante piante e tanti fiori … li ha portati Max dal Brasile, ma cosa dico, non ne potrai più di fiori, tu che arrivi dal paese dei fiori…o forse sogni le austere stanze dell’Hofburg o i solitari Schloss dì Bavíera?
(Musica)
NARRATORE:
Così scriveva l’imperatrice Sissi alla cognata:
CARLOTTA:
… ho sentito la banda che ci hai fatto piovere dal terrazzo le note del nostro inno! Lì da voi tutto è fatto per vivere tranquilli, parentesi rosa dove nascondere i sogni e dove il cuore si acquieta. Io e Franz dovremmo venire più spesso a Miramare; soprattutto approdare anch’io alla calma del vostro imbarcadero e tranquillizzarmi, dar tregua alle mie irrequietezze i miei improvvisi viaggi, i miei umori variabili, le mie passioni per cose futili, venire più spesso con Franz, con Rudy, con le dame, gli arciduchi, la banda, i valletti, i medici di corte, gli addetti, gli addobbi…
(la voce sfuma e sale prepotente la musica della banda)
NARRATORE:
Ma l’imperatrice Elisabetta, Sissi per i familiari, sbarcata a Miramare non si soffermerà a guardare né fiori ne tantomeno parenti e arredi. Si chiuderà nelle stanze assegnatele senza troppo badare alla cognata. Nello stesso anno, siamo nel 1861, Elisabetta vorrà tornare a Corfù e il premuroso cognatino Massimiliano, l’accompagnerà provocando malumori e irose emicranie a Carlotta, lasciata a casa a curare fiori e potare piantine. Mentre le Imperial Regie Persone veleggiano tra stati d’animo e isolette al ritmo della Radetzky March, il Mondo, ,l’altro Mondo, cammina. Si riunisce il primo Parlamento Italiano, partono gli Stati Uniti d’America, in Australia entra in funzione il primo impianto di congelamento della carne, in Inghilterra i tram a cavalli portano in giro i londinesi, e sempre in Inghilterra un oscuro chimico realizza la CELLULOIDE che prodotta industrialmente otto anni dopo, darà vita alla grande fabbrica dei sogni: IL CINEMA.
(continua banda con musica -stop musicale di colpo)
Adesso nel silenzio, proviamo a ripercorrere le immagini di questa vecchia pellicola, fotogramma per fotogramma, scopriremo che l’ambientazione da fiaba, i dialoghi romantici, gli ussari, i valzer le cerimonie, non sono altro che il prodotto di una favola perversa … ed è solo per questa che Carlotta scendendo dallo schermo, rimane con noi fino ad oggi.
(grandioso Valzer Imperiale)
MASSIMILIANO (voce in PP) :
… Anzi fui costretto a rinunciare al titolo asburgico, a tutti i diritti dì successione, ma, anche ai miei appannaggi che venivano di fatto ridotti. cCsì i due imperatori, uno col regno, io senza, piangemmo e ci salutammo nella stazioncina di Miramare che sovrastava il mio castello ancora incompiuto.
CARLOTTA:
Noi partimmo così, benedetti da tutti, Papi e Napoleoni compresi, il 14 aprile 1664 sulla fregata Novara, il cui nome ricordava Radetzky e le vittorie del ’49. A Metà traversata. il vanto dell’Imperial Regia Marina rimase senza carbone, così la flotta dello zio di Francia ci rimorchiò per un buon tratto.
MASSIMILIANO:
Dall’arrivo in poi, sul nuovo Continente, le cose precipitarono; resistenze, incomprensioni, odio e sufficienza, come a Milano. Non fummo mai accettati.
CARLOTTA:
MAX con i suoi corazzieri, io con le mie nostalgie guardavamo un mondo di cui potevamo afferrare solo i colori e i forti odori. Il resto sfuggiva continuamente; immagini di una lanterna magica che un misterioso burattinaio di Corte, manovrava come in un incubo. Poi, abbandonati da tutti, anche da Papi e Napoleoni, Massimiliano mi convinse a tornare in Europa per aprire gli occhi dei potenti sulla reale consistenza del sogno messicano
NARRATORE
Carlotta partì dal Messico il 13 Luglio 1866. Parlò con Zio Napoleone, che voleva garanzie economico‑finanziarie dallo squattrinato impero di Massimiliano, per il corpo di spedizione francese che appoggiava la disavventura messicana degli Asburgo, ma non ottenne niente. Parlò col Papa, ma non ottenne niente, salvo insospettire il seguito e tutti con le Sue crescenti stranezze, megalomanie imprevedibili, altezzosità improvvise. Cominciò a sentirsi perseguitata dai veleni che, secondo lei, Ferdinando Massimiliano faceva mettere nelle sue bevande …
CARLOTTA:
(Voce allucinata bisbigliata)
… L’aranciata, nell’aranciata, nella caraffa….il veleno…io lo so. Mi vuole avvelenare mi vuole uccidere perchè non posso dargli degli eredi, lo so, Santo Padre mi assista. Zio Imperatore…sono anch’io un’imperatrice, sono l’imperatrice del Messico …sono l’imperatrice dei Messico …
(le voci si incrociano)
NARRATORE:
…metteva nelle sue bevande, fu accompagnata a Trieste dal fratello conte delle Fiandre e dal primario dell’ospedale psichiatrico di Vienna.
(Sottofondo Paloma o altra musica messicana triste se si vuol evitare la Paloma che porta Sfiga).
Carlotta forse non seppe mai della fucilazione di Massimiliano in Messico il 19 giugno 1867, la sua mente vacillava sempre più, ma dato che era erede sia di Massimiliano sia del Re dei Belgio, la Casa d’Austria non intendeva certo perderla. Erano tutti ben lieti di tenersela anche se pazza; dopo trattative tra le dinastie, che non andarono troppo per il sottile, Carlotta partì per il Belgio, lasciando quasi tutto agli Asburgo, compresa Lacroma I’isola nel sole che amava tanto e che aveva pagata con la sua dote. Così accompagnata da un’altro specialista di malattie mentali, questa volta belga, Carlotta cominciò il suo film muto girando tra esterni di castelli malinconici, e interni fatti di stanzette linde e anonime. Il suo primo piano, con lo sguardo vuoto, riprese in campo medio con i suoi fiori, in una asfittica serra, mentre fuori è Belgio e Pioggia.
(Sfuma la musica messicana ‑ rumore di pioggia)
(Il giardiniere NARRATORE e Carlotta vecchia ripete ricompare quel carillon crudele dell’inizio)
GIARDINIERE:
Azalea,
CARLOTTA:
Azalea.
GIARDINIERE:
Sterlizia
CARLOTTA:
Sterlizia
GIARDINIERE:
Dalia
CARLOTTA:.
Dalìa
GIARDINIERE:
Narciso
CARLOTTA:
Viola
GIARDINIERE:
Giacinto
CARLOTTA:
Giacinto
GIARDINIERE:
Ecco signora invasi queste piantine, ecco cosi piano, come ieri…
CARLOTTA:
…come domani … e domani sarò ancora la regina del Messico..
GIARDINIERE:
…si, domani cureremo le rose e lei sarà ancora la regina del Messico…
CARLOTTA:
…Massimiliano mi porterà con sé… raccoglieremo i fiori nel nostro giardino di Trieste
GIARDINIERE:
Si, adesso signora mettiamo a dimora queste piantine, stia attenta che la terra sia ben umida…
(Canticchia. Carlotta si unisce al canto)
NARRATORE:
(Si sovrappone alle due voci che cantano in sottofondo)
Carlotta si unisce al canto, sommessamente, come sommessa ormai è la sua vita.
(Valzer Sontuoso)

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